Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare (cit. Seneca)
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lunedì 19 ottobre 2020

I Rischi dell'Immobilità e l'Importanza di (saper) Investire...

 


 

 

 

Sin dalla notte dei Tempi, l'Uomo ha sempre cercato di risparmiare, assolvendo ad un grande insegnamento che la Vita gli ha posto:

se si consuma tutto ciò che si è raccolto/guadagnato, si corre il rischio di non essere in grado di affrontare eventuali difficoltà e imprevisti futuri (da qui deriva il vecchio proverbio “mettere il fieno in cascina”).

Tradotto al giorno d'oggi, significa che se non si investe correttamente ciò che si è risparmiato, si rischia di vanificare il sacrificio, a causa dei due Rischi dell'Immobilità: uno oggettivo (erosione del potere d'acquisto dovuto all'Inflazione) e l'altro di ordine psicologico (disabitutine all'investimento).

In alcuni momenti, molti risparmiatori sono frenati ad investire a causa della paura e/o della scarsa confidenza con i mercati finanziari. Ma lo stesso risparmiatore, molto spesso, non sa che restare immobili equivale a correre ugualmente dei rischi, forse maggiori! 

A tal proposito, proviamo ad analizzare il primo rischio, quello relativo all' "Inflazione".

E' vero che attualmente l'inflazione è a livelli molto bassi, ma è altrettanto vero che la Storia ci insegna che essa è sempre in movimento, e ciò che "oggi è", molto probabilmente, "domani non sarà"!

L’aumento dei prezzi ha un potere erosivo enorme sui risparmi che si ritengono al sicuro “sotto il materasso” o, se si preferisce, sul conto corrente.

Basta dare un occhio al grafico seguente, con i dati sull’inflazione media dei principali Paesi dal 1900 al 2018: essi corrispondono alla perdita di potere d’acquisto annua. Nel caso dell’Italia, un capitale “non investito” (dal 1900 al 2018) ha reso in media, in termini reali, il -8,1% ogni anno. 

In questo modo il capitale si è praticamente azzerato!


Analizziamo, velocemente, il secondo rischio dell'Immobilità. 

Come detto in precedenza, si tratta di un rischio di ordine psicologico e, forse per questo, più insidioso: 

in effetti, la scelta di rimanere alla finestra per diversi mesi, può far perdere "l'abitudine ad investire" (in termini di minore sensibilità e predisposizione all'investimento), rimandando sempre più il "momento giusto" per farlo (c'è sempre una ragione per non investire ma la storia ci ha dato, quasi sempre, una lezione diversa….!).

 COSA FARE?  

L’unico modo per difendersi dai due suddetti Rischi, è quello di Investire, ovviamente in modo diversificato (puntando su Aree geografiche e Settori dell’economia più promettenti), scegliendo i migliori fondi e con un obiettivo di medio/lungo termine.

Storicamente (dal 1900 ad oggi),in termini reali, le azioni mondiali hanno mediamente reso il 5% all’anno, mentre un paniere di obbligazioni mondiali l’1,9% all’anno; quindi, una banale diversificazione 50-50, ha reso il 3,45% annuo reale.  La legge della Capitalizzazione composta (“l’ottava meraviglia del mondo”) ha fatto il resto!

Sviluppando i suddetti valori e ipotizzando due risparmiatori con uno stesso capitale di partenza pari a 100 nel 1999, quello che avesse deciso di “proteggere” i suoi risparmi mettendoli “sotto il materasso”, si sarebbe ritrovato a fine 2019 con un capitale, in termini reali, pari a circa 70. L’altro risparmiatore che, invece, avesse investito lo stesso capitale in un portafoglio bilanciato internazionale, si sarebbe trovato con un capitale, in termini reali, pari a circa 200, un potere d’acquisto doppio anziché (molto) ridotto. Una bella differenza!
   

In Conclusione è importante ribadire che, statisticamente, l’Investimento a medio/lungo termine ha sempre ripagato i rischi assunti dagli investitori e, se la struttura dell’economia mondiale non cambierà, è molto probabile che continui ad essere così (tra alti e bassi dei mercati finanziari).

Mi auguro che anche questo articolo possa essere di Suo interesse e rendere ciascuno di Noi più consapevole delle conseguenze pratiche e psicologiche di un prolungato periodo di parcheggio della liquidità.

 

lunedì 14 settembre 2020

Cicli Solari e Mercati Finanziari: una possibile relazione!

 


 

 

 

Nelle scorse settimane mentre cercavo di fare un po’ di pulizia nel mio computer, mi sono imbattuto in una vecchia ricerca che avevo svolto diversi anni fa e che poi avevo messo “nel cassetto”…..

Era un lavoro che aveva preso le mosse a seguito di letture fatte su alcuni siti americani, in cui si parlava di ricerche sulla possibile influenza, diretta o indiretta, dell’attività solare (ciclo undecennale delle macchie solari) anche sulle “vicende umane”.

Difatti, oltre ad essere nota l’influenza delle particelle solari, trasportate dal vento solare, sui sistemi elettrici ed elettronici in particolare, risulta altrettanto nota l’influenza negativa dei raggi cosmici sia sulla nostra salute fisica (certamente) sia (secondo i suddetti studi) sulla nostra “salute psichica” (riduzione delle capacità cognitive, alterazione dell’umore, ecc.).

 In linea generale il Sole, grazie al suo grande campo magnetico, ci protegge dalla radiazione cosmica (ovviamente a proteggerci c’è anche il nostro campo magnetico con le cosiddette fasce di Van Allen…..….).

Tuttavia la forza protettiva di questo scudo è direttamente proporzionale all’attività solare e, quindi, al numero di macchie solari che si generano.

Ragion per cui, più elevato è il numero di macchie solari presenti (ciclo solare sui massimi), minore è il flusso di raggi cosmici che raggiungono la Terra e Noi!

Senza addentrarmi in disquisizioni troppo tecniche che non mi appartengono (ho cercato di approfondire l’aspetto scientifico lo stretto necessario), vengo subito al suddetto studio che ho arricchito e, soprattutto, aggiornato.

Nel grafico che segue, ho rappresentato in blu l’andamento, su scala logaritmica, dell’indice S&P500 mentre in giallo, naturalmente, ho evidenziato l’andamento dei Cicli  Solari.

Come si può facilmente notare, i minimi e i massimi del numero di  macchie solari si susseguono ogni undici anni, con un andamento molto regolare.

 


Ho, quindi, eseguito un confronto dei due fenomeni a partire dal 1900, prendendo in considerazione i maggiori crolli del Mercato Finanziario, con contrazioni superiori al 30%, avvenuti negli anni 1932 - 1944- 1974 – 2009 ed evidenziati con i cerchi rossi.

La cosa incredibile che risalta subito all’occhio, è la stretta relazione tra i minimi dell’Indice S&P500 e l’ area di minimo dei Cicli Solari considerati.

L’unica eccezione è stato il crollo del 2002 evidenziato con il cerchio azzurro!

In questo caso la contrazione, sebbene sia avvenuta nella fase calante del Ciclo Solare considerato, si è manifestata in un punto un po’ più distante dai minimi.

Attualmente (cerchio verde) ci troviamo nella fase finale (numero minimo di macchie) dell’ultimo Ciclo Solare iniziato nel 2009.

La conclusione che si può trarre, a questo punto, è abbastanza semplice:

vista la notevole ciclicità e ricorrenza dei due fenomeni, sembra che ci siano buone probabilità che il forte ribasso di marzo scorso (superiore al 30%) sia quello che conferma la relazione tra i minimi di un Ciclo Solare con i minimi del Mercato Finanziario!

Un’altra evidenza empirica, infine, che si può trarre da questa ricerca, è il fatto che ad ogni ripartenza di un Ciclo Solare si accompagna una ripresa del Mercato Finanziario almeno fino al raggiungimento di metà Ciclo (….attenzione perchè sta per partirne un altro!!!).

 

venerdì 29 maggio 2020

Oro vs Azioni Aurifere



 

 

Questo che segue è uno studio che ho realizzato sull’andamento dell’Oro rispetto all’andamento delle società aurifere (ho utilizzato la serie storica di un fondo, strumento di per sé diversificato!) da cui sono emerse interessanti informazioni.

Per arricchire le mie elaborazioni, mi sono documentato su siti americani specializzati, in particolare ho preso spunto dalle considerazioni di un importante trader (Rick Rule) nel settore dei metalli preziosi ed industriali.

Prima di giungere alle conclusioni della ricerca, vorrei sottolineare i tre fattori che giocano e, molto probabilmente, continueranno a giocare a favore del metallo giallo:

  • L’enorme quantità di liquidità presente sul mercato, ulteriormente aumentata a seguito della pandemia.
        E’ probabile che queste politiche ultra espansive determineranno una svalutazione e una   
       degradazione del valore delle monete con la conseguenza di un’alta inflazione.
 

  • Un altro fattore, correlato al primo, è un debito pubblico che crescerà ancor di più e che toccherà cifre mai viste finora (anche in termini relativi). I titoli di Stato avranno sempre meno valore perché aumenterà lo stock e diminuirà la fiducia nei confronti dell’emittente. 

  • Infine, in un ambiente in cui i rendimenti obbligazionari sono a zero o addirittura negativi, risulta completamente indifferente investire in Oro (che non prevede una cedola) rispetto a un titolo di Stato.

Veniamo allo studio che ho eseguito.
 

Come si può notare nel grafico che segue, esiste una forte correlazione tra l’andamento dell’Oro rispetto a quello di un fondo aurifero (ho calcolato una correlazione superiore all’80%).




Tuttavia occorre sottolineare alcune diversità:

innanzitutto, si è visto che l’andamento dell’Oro, in genere, anticipa di almeno 6 mesi quello delle azioni aurifere.

Questo perché gli effetti dell’aumento o del calo delle quotazioni della materia prima si riflettono in ritardo nei bilanci delle società aurifere.

Inoltre le stesse società sono influenzate dall’andamento del costo del petrolio. Esso, infatti, rappresenta una delle voci di costo più importante, ragion per cui può avere un impatto non indifferente sull’utile prodotto.
 

Infine ho rilevato che, in genere, nelle fasi di ribasso dell’Oro, lo stesso perde circa la metà di quanto perde il fondo aurifero ma, allo stesso tempo, nelle fasi di ripresa le società aurifere hanno la capacità di recuperare ampiamente, mostrando una crescita più che doppia rispetto al metallo giallo.

 

Alla luce delle suddette interrelazioni e riprendendo le considerazioni fin qui espresse, vengo alle conclusioni di questa ricerca, in un’ottica soprattutto futura.

Un nuovo ciclo rialzista dell’Oro è partito nel 2016 (cerchio bianco nel grafico) e ci sono molti segnali e diverse previsioni (anche quella che io aggiorno mensilmente) che confermano una continuazione di tale tendenza.
Quindi se questo trend dell’Oro proseguirà anche nei prossimi mesi/anni, è molto probabile che chi ne beneficierà maggiormente, per quanto detto in precedenza, saranno le società aurifere!